ATMOSFERE
Il progetto parte dalla presa di consapevolezza dei luoghi nei quali si inserisce, in particolar modo della Cascina Campagna, della sua qualità spaziale e della sua rilevanza storica, da intendere come storia di un paesaggio, quello agricolo, espressione di valori e di saperi di un territorio e di un popolo: valenze sottili e a volte celate da un velo, come quello della nebbia, che caratterizza l’atmosfera di questi luoghi.
Riconoscere e svelare questi valori, utilizzandoli quali ingredienti in chiave contemporanea, è il primo atto necessario affinché il progetto sappia esserne espressione e riesca a farli rivivere al fruitore.
Il progetto ha dunque l’ambizione, sia per la proposta dell’essiccatoio, sia per la proposta di sistemazione “a verde” della corte, che sin da qui inizieremo a chiamare “giardino agricolo”, di aumentare la qualità spaziale di Cascina Campagna, inserendosi con naturalezza ed evitando il gesto, aggrappandosi alla pre-esistenza come un parassita capace di vivere in rapporto simbiotico con essa.
OSTACOLO I – QUESTIONE DI EQUILIBRIO
L’essiccatoio necessita di una struttura ingombrante, il cui inserimento va a modificare in modo sostanziale la geometria e la percezione della corte. In primo luogo la struttura dell’essiccatoio fa perdere alla corte la sua centralità rispetto all’asse formato dall’ingresso a ovest e dall’interruzione dei corpi di fabbrica a est; in secondo luogo il contrasto tra il grande pieno dell’essiccatoio (lungo 120 metri), a destra, e il grande vuoto della corte, a sinistra, agiscono percettivamente sull’utente che entra nella Cascina, provocandogli una sensazione di stordimento.
OSTACOLO II - ALTEZZA
La struttura dell’essiccatoio necessita di un’altezza interna utile considerevole (minimo 5,5 metri): dovendo addossarsi all’ala a sud della corte, si verrebbe a creare un nuovo fronte che coprirebbe quasi totalmente il vecchio, modificandone completamente la percezione.
L’ESSICCATOIO E IL SUO PORTICO
Affrontando le suddette criticità, il progetto crea una nuova spazialità a sud: qui, uno spazio porticato introduce il fruitore all’essiccatoio e alla corte, attraverso una dimensione più intima che a livello percettivo ricorda quella di un chiostro.
Oltre a smorzare l’asse est-ovest, suggerendo nuove percorrenze e possibili usi, il portico aumenta la fruibilità e definisce in maniera più chiara il limite a sud della Cascina, abbracciando Il “giardino agricolo” e le pre-esistenze.
Lo schema strutturale dell’essiccatoio e del suo portico riprende quello del vecchio granaio; le piccole variazioni di ritmo permettono l’inserimento delle aperture dell’essiccatoio, mediano la proporzione della campata del fienile con quella dei vicini edifici ad uso civile, suggerendo punti di passaggio o di osservazione del giardino agricolo.
Per i tamponamenti si è scelto di usare balle di paglia pressata, memoria dell’originaria destinazione a granaio dell’ala a sud, materiale facilmente reperibile in loco, poco costoso e leggero, biodegradabile, che garantisce un ottimo benessere e isolamento termico nei mesi caldi e in quelli freddi.
Sempre in ottica di basso impatto ambientale, l’intera struttura portante è pensata in legno. Legno che assume una colorazione bianca sul lato della corte, diventando motivo geometrico-astratto e elemento classico (colonna e lesena) che sottolinea e al contempo smaterializza la “soglia”; mentre all’interno del porticato e dell’essiccatoio, in una dimensione più intima, il legno resta nella sua tinta naturale.
La copertura si inserisce in maniera armoniosa con le pre-esistenze ed è elemento cardine del progetto. Protegge l’essiccatoio e le pre-esistenze dalla radiazione solare nei mesi caldi, permettendo invece di beneficiarne nei mesi invernali. Il suo trattamento superficiale a verde abbina ad un bassissimo costo di gestione/dismissione la capacità di dare un naturale isolamento termico all’essiccatoio.
La copertura può ospitare inoltre un impianto fotovoltaico di max. 212 moduli per una produzione di 58000KWh annui. Il suo inserimento è stato pensato in modo tale da non renderlo visibile dal giardino e al contempo da formare un disegno che si inserisce armoniosamente nel progetto di copertura. In questo senso, anche la pittura del sottofondo è stata realizzata della stessa tinta dei pannelli, rendendone piacevole la visione dalle finestre alte della Cascina.
L’ESSICATOIO – IL SUO INTERNO
All’interno l’essiccatoio, grazie ai tamponamenti in paglia, la copertura a verde, al porticato e ad una naturale ventilazione nord-sud, sarà fresco in estate e mite in inverno, riducendo al minimo se non addirittura annullando l’impiego di impianti di climatizzazione anche nei mesi più caldi; essi potrebbero comunque essere previsti a seguito di un più dettagliato studio energetico, facilmente integrati tra le travi lignee della copertura e alimentati dall’impianto fotovoltaico.
Le nuove tamponature in paglia sono rivestite da uno strato di intonaco che garantisce la resistenza REI necessaria; inoltre, poichè il Comune di Castellazzo Bormida è in zona sismica 3, le strutture in legno e paglia garantiscono un perfetto comportamento nell’eventualità di azioni sismiche.
Il colore dominante è il bianco/grigio chiaro, capace di donare maggior luminosità allo spazio: motivo per il quale è stato pensato di tinteggiare di bianco anche la vecchia parete in mattoni del granaio.
La struttura in legno, sottolineata dall’inserimento di luci al neon, crea all’interno un ritmo che definisce lo spazio, rendendolo di facile e piacevole comprensione nella sua semplicità di rapporti tra struttura-aperture-illuminazione e percorribilità.
CORTE – IL GIARDINO AGRICOLO
L’aia, privata della sua funzione produttiva, si trova ora per lo più vuota e, nell’ottica di una sua sistemazione a verde, è di una dimensione troppo grande per essere trasformata in un giardino tradizionalmente inteso e rispetto al bacino d’utenza che potrebbe fruirla.
Il progetto paesaggistico della corte interna vuole dare un nuovo significato allo spazio centrale, andando a trasporre in esso la struttura agraria e i valori ambientali propri della zona in cui la Cascina si inserisce: per questo prende il nome di giardino agricolo.
Il giardino agricolo:
ridefinisce la centralità dell’aia e ne definisce il limite;
accoglie specie vegetali autoctone e tipiche di questi luoghi, facilmente reperibili e di basso costo (acquisto e manutenzione);
si organizza in strips (campi o tessiture) di un paesaggio agrario esterno alla Cascina, cristallizzato, in dimensione più ridotta, al suo interno;
accoglie aree più grandi, flessibili rispetto ai possibili utilizzi, estensioni di punti notevoli tangenti alla corte;
è da osservare ma si lascia vivere e usare.
CONCLUSIONI
L’intervento nel suo insieme ha l’ambizione di dare, tramite il caso specifico in cui si inserisce, una nuova definizione di ruralità, non solo architettonica o paesaggistica ma anche semantica.
L’essiccatoio, il porticato ed il giardino agricolo creano nuove connessioni e dialogano in maniera armoniosa con le pre-esistenze, ricercando nella specificità del luogo un nuovo linguaggio, capace di rivendicare la propria territorialità ed appartenza al luogo stesso.
Anche la parola sostenibile è vista qui come un insieme di accorgimenti volti a favorire il buon funzionamento del manufatto a partire dalla sua concezione, considerandoli non semplici protesi (come troppo spesso accade) ma fattori importanti anche nella definizione di caratteri spaziali e formali.
La copertura, la struttura, le sue fondazioni sono state pensate quindi per dare all’oggetto architettonico la possibilità di persistere e di avere un senso a prescindere dalla sua funzione produttiva, delimitata da muri di paglia. Una volta terminata la funzione per la quale è stato creato, il progetto facilmente riconfigurabile e riconvertibile, suggerisce la possibilità di essere utilizzato per accogliere altri programmi, evitando di vanificare l’investimento per lo sfruttamento dell’energia solare che lo investe e per la raccolta dell’acqua piovana che lo bagna. Al contempo mantiene le sue qualità spaziali e la capacità della copertura e del portico di fornire uno spazio d’ombra, uno spazio di passaggio e uno spazio dello stare.
Poiché ogni struttura, per quanto sostenibile possa definirsi, si inserisce nei luoghi, li trasforma, e nelle sue fondazioni lascia una traccia di difficile rimozione, il progetto di essiccatoio in questione rifiuta il mero episodio speculativo, sia esso in chiave produttiva che in chiave ecologista: pragmaticamente invece accetta e dichiara il suo essere architettura.