Il nostro intervento concentra le forme costruite in una porzione di spazio minima rispetto alla grande area a disposizione, che consideriamo una preziosa pausa nella densa trama urbana, a fronte della vastità con cui dobbiamo confrontarci abbiamo voluto
ritagliare per la scuola un ambito di pertinenza più ristretto, la corte, attorno alla quale possa ruotare e riversarsi la vita scolastica, e lasciare invece intatti i vasti spazi “liberi”.
La corte, un quadrato di 35 metri di lato si forma per accostamento di
tre volumi principali: il blocco degli auditorium, le residenze e la
scuola vera e propria. Tutti della stessa altezza e con l'identico trattamento in facciata. L'ingresso ai volumi della scuola avviene dall'interno della corte che è quindi anche il principale elemento distributivo del complesso edilizio. Oltre alla corte principale ve
ne sono poi altre a servizio delle aule e delle residenze, tutte racchiuse all'interno del muro esterno, dotato di piccole finestre, che corre invariabilmente su tutti i lati dell'edificio.
All'interno invece, la scuola si apre alla luce sulla sua corte ed i suoi cortili.
La scuola è realizzata sulla base di una maglia strutturale in calcestruzzo di 5x5 metri, la finitura esterna è realizzata in
intonaco bianco con una texture grossolana.
La biblioteca rappresenta un momento molto importante all'interno della
scuola e si costituisce di una sala lettura aperta alla luce sui lati
lunghi, dotata di carrell per la lettura individuale, e di un grande
spazio per la conservazione dei libri, di forma cilindrica, forma del cosmo che si ritrova molto spesso nelle biblioteche, servita da una doppia elica di scale ed illuminata dall'alto. Questa sala ha una altezza complessiva di 20 metri ed un diametro di 25, vi si accede
dall'alto, all'altezza del secondo piano ed entrando si possono abbracciare in un unico sguardo tutti libri della biblioteca, disposti su scaffali radiali sugli anelli e concentricamente al
piano terra.
Progettando il nostro edificio abbiamo tentato di attingere nel modo meno
arbitrario possibile a quello che Giorgio Grassi chiama “il campo delle forme tipiche dell'architettura”, dei “suoi elementi di permanenza, di quelle forme cioè che più di altre sembrano porsi come soluzioni definitive a questioni determinate”, ad esempio la
corte, l'hortus conclusus, la forma circolare per la biblioteca centro della conoscenza, il porticato, la colonna, che diventa pilastro a base quadrata, il carrell, la grande finestra e quella
piccola. Realizzare cioè l'edificio che nel modo più semplice e lineare possibile risponde a quelle che sono le esigenze della scuola.
L'incompiuto di Aldo Rossi è stato lasciato inalterato ma solo reso idoneo alla fruizione, non ci siamo incaricati di definire una funzione precisa ma intervenendo con una serie di colonnati sullo spazio antistante crediamo che lo scheletrone possa essere letto ora in una luce diversa, non più come abbandono e degrado ma come testimonianza anche di grande valore estetico.
Per quanto riguarda il parco, è stata apprezzata la capacità dell'area di ospitare situazioni e attività inesplicabili nel resto della città. Ad esempio si è rivelato il luogo ideale per la coltivazione di orti urbani da parte della popolazione del quartiere ed è inoltre, come ogni area marginale, l'occasione per la crescita di una vegetazione non controllata dall'uomo, gran parte dell'area è stata infatti lasciata inalterata, con i suoi percorsi originari. Il sito è diviso in due parti da un percorso che, a partire dalla pista ciclabile lungo il naviglio mette in comunicazione tutti gli elementi
principali: gli orti, la scuola, il parco, la rovina. Questo percorso divide anche il sito in due parti di cui una appunto selvaggia mentre l'altra vuole essere la sua antitesi, con vasti prati e lunghi filari
di pioppi.